Oggi si riunisce la Commissione Anci, saranno diversi i temi trattati ma uno tengo particolarmente: il bilancio di genere. Ritengo la sua istituzione fondamentale per una città capace di prendersi davvero cura di tutte e tutti, ho promosso diverse iniziative che vanno in questa direzione. La pandemia purtroppo ha scoperto nervi già in superficie: è bastato rallentare un attimo per cancellare quasi del tutto il lavoro svolto dalle donne, troppo spesso precario, troppo spesso part-time, troppo spesso focalizzato su settori, andati in crisi, come il turismo, la ristorazione e l’accudimento non per propria scelta ma per scelta di una società ancora d’impronta fortemente patriarcale, che ancora oggi sceglie in base al genere chi debba prendersi cura della famiglia. Così quando si deve tagliare una risorsa o decidere chi deve lasciare il lavoro in famiglia è “facile” capire chi debba fare un passo indietro: la donna. Tutto questo si traduce nei numeri letti negli ultimi mesi, come ad esempio il report di dicembre scorso con cifre catastrofiche: 99mila donne su un totale di 101 hanno perso il posto di lavoro. Abbiamo la necessità di consolidare l’idea e la pratica del bilancio di genere come strumento per stimolare un cambiamento a livello politico, è arrivato il momento che le donne passino il testimone della cura allo Stato, alle Regioni e ai Comuni.
