Al Sig. Sindaco
Leoluca Orlando
Al Sig. Vice Sindaco
Fabio Giambrone
Alle Sig.re Assessore e Sigg. Assessori:
Giusto Catania
Vincenzo Di Dio
Giovanna Marano
Sergio Marino
Giuseppe Mattina
Paolo Camassa Petralia
Leopoldo Piampiano
Maria Prestigiacomo
Mario Zito

Gentile Sindaco, gentili Assessore e Assessori,

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato […..], il seguente messaggio: «Ho accolto con sgomento la notizia del vile attacco che poche ore fa ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della città di Goma, uccidendo l’Ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista. La Repubblica Italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali in Repubblica Democratica del Congo. Nel deprecare questo proditorio gesto di violenza gli italiani tutti si stringono nel cordoglio intorno alle famiglie delle vittime, cui desidero far pervenire le condoglianze più sentite e la più grande solidarietà». Roma, 22/02/2021. Dal sito istituzionale della Presidenza della Repubblica.

In questi giorni la stampa ha (ri)scoperto che da 26 anni è in atto la Guerra Mondiale Africana un conflitto che ha divorato circa 6.000.000 di esseri umani.
Non è questa la sede per una riflessione sull’instabilità politica ed economica del continente africano e sulle responsabilità dell’occidente e dei paesi europei.
Quanto accaduto, verosimilmente l’ennesimo momento di violenza e di umana ferocia che scandisce gli istanti di ogni conflitto, di ogni guerra mi ha “trasportato” allo scorso anno, poco prima che esplodesse, nel nostro Paese, la pandemia.
Erano i primi giorni del nuovo anno, veniva diffuso dalla stampa nazionale e internazionale il rinvenimento – nel vano del carrello dell’area di linea della Airfrance- del corpo, senza vita, di Ani Guibahi Laurent Barthelemy. Una morte tragica già dimenticata da una società che archivia velocemente le storie di disperazione degli ultimi.
Ani era nato a Yopougon, distretto di Abidjan, in Costa d’Avorio, il 5 febbraio 2005, aveva cioè 15 anni. Era solo un ragazzo.
Nel momento in cui ho appreso della sua morte, nella mia mente è esploso il ricordo di Yaguïne Koita (Guinea, 25 settembre 1984 – Bruxelles, 29 luglio 1999) e Fodé Tounkara (Guinea, 6 aprile 1985 – Bruxelles, 29 luglio 1999), anche loro giovani adolescenti di 14 e 15 anni, anche loro – era il 29 luglio del 1999 – morti all’interno del carrello di un aereo partito da Conakry in Guinea e diretto a Bruxelles. Anche loro oggi vivono nei cuori di chi li ricorda.
I due ragazzi portavano con loro una intensa lettera, una lettera scritta in francese, che credo opportuno trascrivere, per ricordarla a noi tutti: “Loro eccellenze i signori membri e responsabili dell’Europa, abbiamo l’onorevole piacere e la grande fiducia di scrivervi questa lettera per parlarvi dello scopo del nostro viaggio e della sofferenza di noi bambini e giovani dell’Africa.
Ma prima di tutto, vi presentiamo i nostri saluti più squisiti, adorabili e rispettosi. A tale fine, siate il nostro sostegno e il nostro aiuto, siatelo per noi in Africa, voi ai quali bisogna chiedere soccorso: ve ne supplichiamo per l’amore del vostro bel continente, per il vostro sentimento verso i vostri popoli, le vostre famiglie e soprattutto per l’amore per i vostri figli che voi amate come la vita. Inoltre per l’amore e la timidezza del nostro creatore “Dio” onnipotente che vi ha dato tutte le buone esperienze, la ricchezza e il potere per costruire e organizzare bene il vostro continente e farlo diventare il più bello e ammirevole tra gli altri.
Signori membri e responsabili dell’Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto in Africa. Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa, aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti.Al livello dei problemi, abbiamo: la guerra, la malattia, il cibo, eccetera. Quanto ai diritti dei bambini, in Africa, e soprattutto in Guinea, abbiamo molte scuole ma una grande mancanza di istruzione e d’insegnamento, salvo nelle scuole private dove si può avere una buona istruzione e un buon insegnamento, ma ci vogliono molti soldi, e i nostri genitori sono poveri, in media ci danno da mangiare. E poi non abbiamo scuole di sport come il calcio, il basket, il tennis, eccetera.
Dunque in questo caso noi africani, e soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l’Africa perché progredisca. Dunque se vedete che ci sacrifichiamo e rischiamo la vita, è perché soffriamo troppo in Africa e abbiamo bisogno di voi per lottare contro la povertà e mettere fine alla guerra in Africa. Ciò nonostante noi vogliamo studiare, e noi vi chiediamo di aiutarci a studiare per essere come voi in Africa.
Infine: vi supplichiamo di scusarci moltissimo di avere osato scrivervi questa lettera in quanto voi siete degli adulti a cui noi dobbiamo molto rispetto. E non dimenticate che è con voi che noi dobbiamo lamentare la debolezza della nostra forza in Africa.Scritto da due bambini guineani. Yaguine Koïta e Fodé Tounkara.
Questi giovani donano un messaggio potente che ci consegna nella sua interezza la condizione dell’essere umano migrante: “Dunque se vedete che ci sacrifichiamo e rischiamo la vita, è perché soffriamo troppo in Africa e abbiamo bisogno di voi per lottare contro la povertà e mettere fine alla guerra in Africa.”
Quanta intesa consapevolezza di queste parole! Chiedevano aiuto per la loro amata terra, per la quale, pur mostrando di conoscerne i problemi, rivendicavano il diritto di vivervi.
Una riflessione appresa in quei giorni e che mi sembra necessario condividere qui con Voi tutti: “Ma se il piccolo Laurent fosse stato un pacco di Amazon, sarebbe arrivato a destinazione tra le mani di un corriere, con la scritta “fragile” ben in mostra e protetto da un soffice pluriball, come tante bolle di sapone con cui forse non ha mai nemmeno giocato. Bastava il codice IBAN di una carta di credito e un semplice “invia” sulla schermata di un cellulare: saltellerebbe ancora felice nell’opulenta Europa.Nell’economia capitalistica globale, la merce ha più diritti delle persone: basta pagare e può liberamente circolare, senza muri né barriere, senza il rischio di morire assiderata, o annegata. Laurent non è morto nel carrello d’atterraggio di un aereo, ma in quello di un supermercato.“
(Https://www.bresciatoday.it/attualita/laurent-barthelemy-ani-guibahi.html)
Credo, quindi, doveroso consegnare alla nostra città memoria di questi ragazzi, che ci reputavano meritevoli della loro fiducia, chiedevano il nostro sostegno, e appellandosi alla nostra solidarietà e alla nostra gentilezza ci chiedevano aiuto: soffriamo enormemente in Africa, aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti. Invocavano una grande organizzazione utile per l’Africa.
Per tal motivo chiedo che sia individuata un’area dell’Aeroporto “Falcone Borsellino” di Palermo in cui trovi opportuna collocazione la lettera, tradotta in più lingue, in ricordo di Ani Guibahi Laurent Barthelemy, Yaguïne Koita e di Fodé Tounkara.
Una targa che, oltre ad un memoriale, sia occasione di riflessione per tutti coloro i quali attraversano frettolosamente le sale del nostro aeroporto per intraprendere viaggi considerati normali e legittimi, affinché possano riflettere sulla legittimità del sogno di quanti aspirano a vivere in un paese senza guerra, senza fame, senza paura ma nascere, giocare, studiare, lavorare, vivere con serenità, guardando con fiducia al futuro.
Ritengo che, in una società sempre più distratta, sia importante mantenere viva la memoria di ragazzi che, nell’inseguire un desiderio di normalità, sono giunti a compiere il folle gesto di aggrapparsi ad un aereo per scenderne senza vita.
Credo che per chi amministra una comunità sia un dovere educare al ricordo e stimolare la riflessione sul dramma umano che si cela in un viaggio senza arrivo né ritorno, nelle vite spezzate rincorrendo speranze eteree come le nuvole del cielo.

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Scritto da:

Katia Orlando

Consigliera Comunale di Palermo con Sinistra Comune