Premesse
Da Rai Storia: Il Giudice solo. “Il giudice solo: così era stato ribattezzato il magistrato Antonio
Scopelliti, ucciso in un agguato di mafia a pochi chilometri da Villa San Giovanni, in Calabria,
mentre era alla guida della sua auto. Nativo di Reggio Calabria, dove nasce nel 1953, era
tornato nella sua regione per trascorrere le vacanze. Come Sostituto Procuratore Generale
presso la Suprema Corte di Cassazione, avrebbe dovuto rappresentare l’accusa contro gli
imputati del maxiprocesso di mafia a Palermo. Secondo i pentiti della ‘ndrangheta Giacomo
Lauro e Filippo Barreca, sarebbe stata la cupola di Cosa Nostra siciliana a chiedere alla
‘ndrangheta di uccidere Scopelliti, che, in cambio del ”favore” ricevuto, sarebbe intervenuta
per fare cessare la ”guerra di mafia” che si protraeva a Reggio Calabria dall’ottobre 1995,
quando fu assassinato il boss Paolo De Stefano. Nel 2001, la Corte d’ Assise d’Appello di
Reggio Calabria assolve Bernardo Provenzano, Giuseppe e Filippo Graviano, Raffaele Ganci,
Giuseppe Farinella, Antonino Giuffre’ e Benenetto Santapaola dall’accusa di essere stati i
mandanti. L’omicidio Scopelliti rimane impunito”.
(di Valeria Grimaldi) “La vita di Antonino Scopelliti, per gli amici “Nunuccio”, è stata costellata da una
grandissima carriera: entra in magistratura a soli 24 anni, PM a Bergamo, Roma e Milano, e infine Sostituto
Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione. Si è occupato di alcuni dei processi più
importanti della nostra storia recente, sempre su quel filo che collega attentati di mafia e di terrorismo: il
primo processo Moro, il sequestro dell’Achille Lauro, l’omicidio di Rocco Chinnici, la Strage di Piazza
Fontana, la Strage del Rapido 904, e anche quelli riguardanti la Nuova Camorra Organizzata. Viene ucciso il
9 Agosto 1991, all’apice della carriera, Quest’altissimo magistrato, ennesimo servitore di uno Stato che
prima riconosce la bravura di un uomo e poi lo lascia morire da solo, è la continuazione di una scia di
sangue che macchia e collega la storia dei grandi eventi e dei grandi uomini che hanno cercato, nel loro piccolo e quotidianamente, di fare semplicemente il proprio dovere e la propria parte all’interno della
società…. “Le indagini che si sono riaperte sulla morte di Antonino Scopelliti lasciano aperto un varco
devastante sui possibili scenari che si svolsero tra il ’91 e il ’93 da Palermo a Milano: sembra possibile infatti
che gli interessi delle mafie, siciliana e calabrese, si intrecciarono così tanto da far figurare l’uccisione di
Scopelliti come il primo atto della strategia stragista che colpì il nostro paese nei primi anni ’90. A 22 anni di
distanza, rimane soprattutto la grande statura di un magistrato, riservato e a tratti schivo, che conosceva
perfettamente il confine e l’impatto che poteva avere il suo lavoro nei confronti degli altri.” Alla trasmissione
“Bontà Loro”, condotta da Maurizio Costanzo, dichiara: “Spesso mi sono accorto che la strada che seguivo
non era quella giusta; il buon giudice è quello che lavora in assoluta umiltà, pronto ad ascoltare gli altri.
Spesso succede che nei processi io porto a giudizio una determinata persona e m’accorgo poi, in
dibattimento, nella coralità del contraddittorio, che la mia tesi non è quella giusta, e sono felicissimo di
cambiarla, perché penso che questo atto di umiltà è un atto di estrema cultura e di estrema responsabilità”.
Era sempre attento a chi si trovava davanti, e qualunque imputato avesse, ne aveva un gran rispetto. “Non
ho mai temuto l’imputato. Non l’ho mai temuto perché ho sempre cercato di instaurare con l’imputato un
rapporto umano, perché sono convinto che il criminale più protervo, il delinquente più incallito è sempre
sorretto da una fiaccola di ragione. Si tratta di scavare dentro questo fenomeno tipicamente umano per
trovare in ogni comportamento di ogni persona, una fiaccola di verità”
Per come è noto, il Giudice Antonino Scopelliti è stato uno dei più valorosi Giudici di Cassazione
per la sua forte azione di contrasto alla mafia e al terrorismo. Proprio per questo bisogna
evitare che il nome di Antonino Scopelliti affondi definitivamente nell’oblìo riservato ai tanti,
troppi, caduti sul fronte della lotta alla mafia.
Per tutto quanto sopra si chiede alle SS.LL. di voler intitolare al Giudice Antonino Scopelliti uno
spazio urbano, con contestuale apposizione di una targa commemorativa alla memoria del
Giudice nello stesso spazio.
Per quanto in premessa e considerato che vi siano i termini previsti dalla Legge 23.06.1927, n.
1188 -Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei, si chiede,
l’inserimento della presente richiesta all’Ordine del Giorno della prossima Commissione
Toponomastica Cittadina affinchè acquisisca parere favorevole dalla Commissione e vengano
posti in essere i conseguenti adempimenti necessari per l’intitolazione al Giudice Antonino
Scopelliti di uno spazio urbano, con contestuale apposizione di una targa commemorativa alla
memoria del Giudice nello stesso spazio.
La richiesta è firmata da Caterina Orlando, Giusto Catania, Barbara Evola e Marcello Susinno